Così il pittore tedesco Georg Christoph Martini nel suo Viaggio in Toscana, era l’anno 1727.
(…) Il 13 luglio, di buon mattino, ci dirigemmo a cavallo, in compagnia del signor Ranieri, verso le rinomate Alpi di Controne a 5 miglia dai Bagni Caldi, e attraversammo un amenissimo terreno montuoso coltivato a boschi di castagno e a vigneto. Cavalcammo sempre in salita, e, quando credevo di esser giunto alla sommità, sempre scoprivo un’altra altura, finché raggiungemmo finalmente l’ultima vetta dirupata che per l’aspro e sterile aspetto si distingueva da tutti gli altri monti. Il sentiero divenne ripidissimo e sassoso ed i nostri cavalli arrancavano con fatica. (…)
Finalmente raggiungemmo verso mezzogiorno la cima dell’alta montagna e mi resi conto con grande stupore che essa, arida, rocciosa e brulla sul versante meridionale, su quello opposto era dalla natura trasformata in un vellutato tappeto di prati, un vero giardino di fiori, chiamato appunto dalla gente del posto il Pratofiorito. Lo hanno distinto in tre parti: la prima, volta un poco a ponente, è chiamata semplicemente il Prato; quella che guarda completamente a tramontana, il Prato-Giardino, perché vi è riunita la maggior quantità di fiori; la terza, volto un poco a levante, il prato de’ Semplici, ovvero Prato delle Erbe, per la quantità di piante rare che vi crescono. Osservai però che nel Giardino ve ne sono quasi altrettante.
Il signor Ranieri mi assicurò di aver trovato qui, in primavera, bellissimi anemoni, ranuncoli, tulipani ed altri fiori rari ricercati per il trapianto nei giardini. Vi cresce anche la Scorza-nera, tanto apprezzata in Italia. Sebbene, data la stagione avanzata, l’epoca della fioritura fosse da tempo finita, vi trovammo egualmente una quantità di bei fiori, come il grande giglio color fuoco, un altro più piccolo, di colore e profumo simile alle tuberose, la viola tricolore detta “Flos Trinitatis”, e molti altri da me sconosciuti. Era frequente anche la pianta della peonia o Potonge ma già sfiorita. (…)
Bibliografia:
G. C. Martini, Viaggio in Toscana (1725-1745), Massa 1969, pp.149-150.