Con gli occhi di Dante. L’Italia artistica nell’età della Commedia
a cura di Maria Luisa Meneghetti e Alessio Monciatti
Roma – Palazzina dell’Auditorio (Villa Farnesina) 25 marzo 2022 – 25 giugno 2022
Nell’ambito delle celebrazioni centenarie del 1965 Roberto Longhi fu coinvolto per l’allestimento di una mostra dantesca e da quanto sappiamo dai suoi appunti inediti ne scrisse a Contini in questi termini: «[…] ho pensato un po’ alla faccenda dantesca. Tutto sommato non credo alla validità di una mostra fiancheggiatrice dell’arte dell’epoca che è cosa troppo lasca e estensibile […]. La cosa migliore credo che sarà fare una mostra di “figurazioni dantesche”; in sostanza le immagini che si trassero o che si credette di trarre da Dante variamente interpretandolo; ed è cosa bene e utilmente chiosabile. La mostra potrebbe avere una introduzione, una preistoria, una serie insomma di immagini “predantesche” e cioè che possano essere state viste da Dante. Insomma i ricordi figurativi di Dante Alighieri. Perciò: qualche riproduzione acconcia di minio (Oderisi) (di Franco), di mensola romanica, di scultura antica (?), di scuola pisana, di Cimabue, Coppo di Marcovaldo, di Giotto almeno fino a tutta Padova e cioè di cose sicuramente anteriori alla Commedia».
Allora la mostra non si fece e ancora oggi i termini del problema non sono cambiati di molto, nonostante l’esplosione incontrollabile della bibliografia dantesca. Il rapporto di Dante con le arti infatti conosce un doppio versante, quello delle arti per Dante e quello di Dante nell’arte. In quest’ultimo, è in gioco l’immensa fortuna del poeta e del poema nel mondo dell’immagine, mentre nel primo si tratta di indagare quanto e come l’opera dantesca sia debitrice dell’esperienza figurativa, della conoscenza e della considerazione del mondo delle arti del visibile, nelle sue diverse manifestazioni.
Tale argomento crediamo che meriti un approfondimento sistematico, e un’esposizione è uno degli strumenti proprî per farlo; tanto più considerando che niente del genere è mai stato tentato. La mostra di cui si auspica l’allestimento si propone infatti di presentare, parte attraverso l’esibizione di pezzi autentici, parte attraverso riproduzioni a colori una serie di opere d’arte e di manufatti artistici cui Dante rinvia nelle sue opere e in particolare nella Commedia.
Alla base del progetto sta la convinzione che la cultura di Dante si sia nutrita non solo di libri (di una ‘biblioteca’, dunque), ma anche di teorie e pratiche artistiche e, più in concreto, di opere che hanno costituito una sorta di ‘museo’ o ‘catalogo d’arte’ personale, cui l’autore fa continuo riferimento. Il riferimento è talora esplicito e rivolto a un preciso oggetto, talaltra si configura come allusione a una più vasta tipologia di rappresentazioni entro il cui contesto facciamo fatica a individuare l’esemplare specifico che il poeta doveva avere in mente. In alcuni casi, sarà peraltro opportuno esporre opere che, ancorché con ogni probabilità mai viste da Dante, risultano particolarmente significative per la cultura figurativa del tempo.
Ogni oggetto esposto apparirà come l’emblema e, insieme, il generatore – pur magari in senso lato – di specifici passi poetici, debitamente citati e illustrati (…).
33 – Scultore fiorentino, Angelo annunciante, scultura lignea, 1320 ca. San Cassiano di Controne, Pieve
E Santa Chiesa con aspetto umano
Gabriel e Michel vi rappresenta
e l’altro che Tobia rifece sano
Tema diffuso degli angeli “umanizzati”, moderni ovvero ‘gotici’ (ad esempio IV, 46-48).